L’impresa, come ben sappiamo, è inserita nel tessuto sociale ed è parte
integrante dell’ ecologia multiforme che definiamo società e mondo concreto. La
ristrutturazione tecnologica nota come rivoluzione digitale, mette in luce nuovi
orizzonti e nuove sfide alle imprese e alla società nel suo insieme.
La prima grande sfida da affrontare consiste
infatti nella messa a punto di un nuovo
modello su cui orientare la formazione del futuro collaboratore il quale , sempre
più spesso, è legato a standard
qualitativi in linea con le nuove strategie delle imprese che ,a loro volta, si occupano prevalentemente di prodotti
immateriali come servizi alle persone ,marketing e servizi collettivi in genere.
Da questo nuovo aspetto occorre rilanciare un
contesto in cui il collaboratore sia sempre più creativo e resiliente: in grado cioè, di fornire un insieme di competenze e di pratiche
che incanalino sul lavoro motivazione ,
impegno e tenacia.
È necessario, dunque, aggiornare il tema della formazione che negli ultimi venticinque
anni in Italia è stata teatro di inefficienza e
burocratismo ed in cui si è solidificato una stratificazione non sempre
cristallina e a volte opaca.
La parola formazione è stata sovente interpretata come azione
finalizzata a impiegare amici degli
amici piuttosto che fornire un reale servizio
al lavoratore in fieri e al sistema economico nella sua interezza.
Occorre rovesciare il quadro di riferimento e la
prassi diffusa ma già da oggi molto è mutato :chi fa impresa e
chi approccia con le dinamiche economiche conosce benissimo la rivoluzione in
atto ed afferma una nuova esigenza ovvero trovare un ‘agenzia in grado di
prendersi in carico la formazione del collaboratore, integrarlo e trovare un
insieme di professionisti in grado di leggere,capire ed interpretare le risorse
immateriali in una attività.
La rivoluzione digitale e la nuova economia
basata sulla conoscenza ha bisogno di
talento e di curiosità,ha bisogno maggiormente di persone e meno di addetti;
sono queste le richieste che le imprese
innovative invocano e che spesso hanno
difficoltà a trovare .
I coni d’ombra sono rappresentati da almeno due
fattori:un eccessivo ritardo nell’accesso al lavoro e al mondo economico e da
un eccesso di conoscenze tecniche e teoriche che affonda la sua radice in uno
scarso rapporto tra il mondo del lavoro ed il mondo della scuola e
dell’università.
Il mondo contemporaneo e soprattutto il mondo del futuro
prossimo ha bisogno di persone talentuose e curiose,dotate di quelle competenze
cosiddette “soft” di tipo relazionale ed imprenditoriale dove alla parola
esecuzione di un compito e di una mansione ,si sostituisca la parola creatività e collaborazione. Queste
competenze soft come quella ad esempio
relazionale - molto richiesta nel campo del Marketing e del
commercio in generale - non può essere appresa certo in un corso.
Per far fronte, così, a tale complessità, che la formazione diventa centrale sia dal punto di vista diagnostico sia dal punto di vista strettamente operativo. Occorre ricorrere alla sistematicità dell’intervento formativo che tralasci la dimensione meramente episodica per tradursi in un’azione continua e, oserei affermare, che diventi cultura dell’impresa poiché la formazione è prima ancora che una pratica un valore su cui puntare e su cui fondare la propria iniziativa economica.
D’ altronde un buona
idea smette di diventare un sogno quando
si è in grado di progettare la sua realizzazione e quando questa possa essere
foriera di nuove passioni.
Danilo Scappaticci –
Hr Traning & Development
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