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mercoledì 2 dicembre 2015

Formare persone non macchine!

L’impresa, come ben sappiamo,  è inserita nel tessuto sociale ed è parte integrante dell’ ecologia multiforme che definiamo società e mondo concreto. La ristrutturazione tecnologica nota come rivoluzione digitale, mette in luce nuovi orizzonti e nuove sfide alle imprese e alla società nel suo insieme.
La prima grande sfida da affrontare consiste infatti  nella messa a punto di un nuovo modello su cui orientare la formazione del futuro collaboratore il quale , sempre più spesso,  è legato a standard qualitativi in linea con le nuove strategie delle imprese che ,a loro volta,  si occupano prevalentemente di prodotti immateriali come servizi alle persone ,marketing e  servizi collettivi in genere.
Da questo nuovo aspetto occorre rilanciare un contesto in cui il collaboratore sia sempre più creativo  e resiliente:  in grado cioè, di fornire  un insieme di competenze e di pratiche che  incanalino sul lavoro motivazione , impegno  e tenacia.
È necessario, dunque, aggiornare il tema  della formazione che negli ultimi venticinque anni in Italia è stata teatro di inefficienza e  burocratismo ed in cui si è solidificato una stratificazione non sempre cristallina e a volte opaca.
La parola formazione  è stata sovente interpretata come azione finalizzata a  impiegare amici degli amici piuttosto che fornire un reale servizio  al lavoratore in fieri e al sistema economico nella sua interezza.
Occorre rovesciare il quadro di riferimento e la prassi diffusa  ma  già da oggi molto è mutato :chi fa impresa e chi approccia con le dinamiche economiche conosce benissimo la rivoluzione in atto ed afferma una nuova esigenza ovvero trovare un ‘agenzia in grado di prendersi in carico la formazione del collaboratore, integrarlo e trovare un insieme di professionisti in grado di leggere,capire ed interpretare le risorse immateriali in una attività.
La rivoluzione digitale e la nuova economia basata  sulla conoscenza ha bisogno di talento e di curiosità,ha bisogno  maggiormente di persone e meno di addetti; sono queste le richieste che  le imprese innovative  invocano e che spesso hanno difficoltà a trovare .
I coni d’ombra sono rappresentati da almeno due fattori:un eccessivo ritardo nell’accesso al lavoro e al mondo economico e da un eccesso di conoscenze tecniche e teoriche che affonda la sua radice in uno scarso rapporto tra il mondo del lavoro ed il mondo della scuola e dell’università.


Il mondo contemporaneo e soprattutto il mondo del futuro prossimo ha bisogno di persone talentuose e curiose,dotate di quelle competenze cosiddette “soft” di tipo relazionale ed imprenditoriale dove alla parola esecuzione di un compito e di una mansione ,si sostituisca  la parola creatività e collaborazione. Queste competenze soft  come quella ad esempio relazionale - molto richiesta nel campo del Marketing  e  del commercio in generale - non può essere appresa certo in un corso. 



Per far fronte, così,  a tale complessità, che la formazione diventa centrale sia dal punto di vista diagnostico sia dal punto di vista strettamente operativo. Occorre ricorrere alla sistematicità dell’intervento formativo che tralasci la dimensione meramente episodica per tradursi in un’azione continua e, oserei affermare, che diventi cultura dell’impresa poiché la formazione è  prima ancora che una pratica un valore su cui puntare e su cui fondare la propria iniziativa economica.

D’ altronde un buona idea smette di  diventare un sogno quando si è in grado di progettare la sua realizzazione e quando questa possa essere foriera di nuove passioni.



Danilo Scappaticci – Hr Traning & Development


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